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Pagine: 250
Formato: 14.8x21 cm
Legatura: Brossurato
Questa ricerca vuole dare risalto ad un aspetto della storia
locale non molto conosciuto e, conseguentemente non molto
trattato. Non tutti sanno che nella Città di Massa, in un
periodo compreso tra la fine del 1800 e gli anni trenta del 1900,
funzionò un sistema ferroviario tramviario a scartamento
ridotto. In origine, dopo approfondite discussioni di natura
politica, si decise di prevedere la costruzione dell’opera per il
servizio delle cave di marmo, nell’intento di dare un impulso
produttivo e commerciale al settore, collegando, appunto, le
cave al pontile caricatore Cuturi, a fianco del quale, all’epoca,
ormeggiavano velieri e bastimenti sui quali veniva caricato il
marmo prodotto dalle vallate massesi.
Le origini del progetto furono caratterizzate da una vivace
discussione di natura politica tra gli anni 1870 e 1886. Dopo
un primo tentativo di impianto, non andato in porto, da parte
del Sig. Furness, imprenditore inglese in affari a Livorno, la
Giunta decise di affidare la costruzione dell’opera al Cav.
Belloli di Milano che cominciò i lavori il 4 febbraio 1890,
mentre il decreto di autorizzazione da parte del Ministero dei
Lavori Pubblici risaliva al 27 luglio 1889.
Con il passare del tempo, il servizio si trasformò da
prettamente commerciale in servizio misto, garantendo quindi
una serie di corse anche per il trasporto passeggeri. Però, forse
a causa delle potenzialità ridotte della linea, si verificarono
negli anni una serie di inconvenienti e conseguenti lamentele
dell’utenza che contribuirono a mettere in difficoltà la
gestione di una impresa che si era avvicendata più volte negli
anni. Leggendo i documenti del tempo, tratti dall’archivio
comunale e provinciale, si denota l’italica attitudine a trovare
e creare problemi laddove non esistono. Spesso le lamentele
furono giustificate da futili motivi e guidate da questa o quella
parte politica che aveva influenza sull’opinione pubblica
massese. Nonostante tutto, la tramvia non risultò un’opera
inutile, ma svolse il suo onesto lavoro al servizio della
comunità per tutti i quarant’anni di esercizio. Ovviamente
ci furono alti e bassi, soprattutto nel periodo della “Grande
Guerra” e negli anni immediatamente successivi, a causa
dell’aumento dei prezzi delle materie prime. Infatti, la tramvia
era a vapore e la materia prima necessaria era il carbone. Dagli
anni venti cominciò il declino di questo mezzo di trasporto,
incalzato sopratutto dall’avanzata dell’automobile e dai primi
esperimenti di trasporto urbano con autobus a gasolio. Anche
la società della Tramvia cercò di adeguarsi alla modernità,
mettendo in servizio due automotrici a trazione termica. Ma,
visto l’utilizzo promiscuo (merci più passeggeri) che ne veniva
fatto l’utilizzo di questi nuovi mezzi risultò inefficace.
La Tramvia esercitò il suo servizio per circa quarantuno
anni, da quando nel 1891 iniziò l’esercizio provvisorio. La
fine arrivò il 15 dicembre dell’anno 1932, dopo un mese dalla
effettiva chiusura e dall’invio delle lettere di licenziamento ai
di-pendenti rimasti in servizio. Il 20 marzo 1933, il Podestà di
Massa dichiarava la Società Anonima della Tramvia di Massa
decaduta dalla concessione delle linee. Di fatto e di diritto si
chiuse in modo spiacevole la vicenda di un’opera importante
per la vita sociale ed economica massese, sommersa dai debiti
e da una concorrenza, su gomma, che non lasciava spazio
ad una rinascita del trasporto su ferro, almeno locale, a quei
tempi.
Pietro Brizzi nasce a Massa il 28 aprile 1969. Ha
frequentato la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università
di Pisa, dove si è laureato con una tesi di natura giuridico
– sociale, dal titolo “Dall’azione burocratica tradizionale al
nuovo management pubblico. Il ruolo del dirigente pubblico“.
Ha collaborato per diversi anni alle dipendenze della Pubblica
Amministrazione locale ed attualmente insegna presso
l’Istituto Scolastico Guerrazzi di Massa discipline giuridiche,
eco-nomiche e sociali. Appassionato di modellismo e sport (è
allenatore di Hockey), la “Tramvia di Massa” è nata dopo una
serie di ricerche in materia eseguite presso l’Archivio di Stato
di Massa su documenti originali dell’epoca.
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